martedì 17 aprile 2012

Le Ragioni del Nord: una riflessione


di Carlo Annoni
12 aprile 2012

In data 15 novembre 2011 con l’amico Mario Saccone proponevo un contributo al dibattito di Verso Nord (http://www.versonord.eu/portal/articoli/azioni/186-come-immaginiamo-il-futuro-di-verso-nord), che poneva il problema della linea politica che dovesse seguire Verso Nord caduto Berlusconi e avviato il governo Monti.
L’invito che veniva fatto ai parlamentari di Verso Nord era di monitorare il concreto agire del governo che non doveva godere di un appoggio incondizionato da Verso Nord; il movimento avrebbe dovuto mantenere un atteggiamento vigile e critico, con appoggio delle sole misure di chiaro segno liberale.
Come termine di confronto veniva indicata la lettera della BCE (Draghi-Trichet) che proponeva all’Italia una politica di interventi così articolata:
1. Misure per accrescere potenziale di crescita
2. Riduzione spesa pubblica
3. Ristrutturazione dell’amministrazione pubblica per migliorarne l’efficienza e la capacità di servizio alle imprese.


Oggi, alla vigilia dell’importante incontro promosso da Verso Nord per il 21 aprile, è tempo di un primo controllo sullo “stato avanzamento lavori” e di qualche considerazione.
Premessa la oggettiva situazione critica delle finanze e dell’economia nazionale, a 5 mesi di distanza le misure adottate e quelle in via di adozione dal governo mostrano un governo supplente e non alternativo (come taluni ingenuamente avevano sperato e altri furbescamente suggerito) alla rappresentanza politica del sistema consociativo-corporativo nazionale.
Le uniche certezze sono oggi nel segno di una aumentata pressione fiscale, di un drastico intervento sulle pensioni, di una confermata inquisizione fiscale e di un confuso e contradditorio intervento sulle regole del lavoro. Proprio l’intervento sul lavoro, che esclude il settore pubblico dal suo ambito di applicazione quando tutti sappiamo che proprio in tale ambito si hanno i comportamenti socialmente più dannosi, segna la conferma che un governo le decisioni non le prende sulla base di idee forse di buonsenso ma astratte dai rapporti di forza reali nel parlamento e nella società.
Una sintesi semplicistica ma efficace è che oggi si paga sempre di più allo stato per avere sempre meno servizi... e in settimana lo spread era di nuovo a quota 400!
Il moloch pubblico continua imperterrito a divorare (o mediare) buona parte del prodotto nazionale e dell’efficienza dell’amministrazione pubblica se ne parla solo per la riscossione delle tasse.
Dopo l’Iva al 23% e qualche nuovo giro di imposte, non rimarrà che la patrimoniale sui risparmi privati per sanare (per qualche anno) una situazione sempre più critica dei conti pubblici italiani.
Per un governo che qualcuno aveva voluto venderci di discontinuità e liberale sarebbe un triste approdo.

Possiamo trarne qualche considerazione?
La prima è che ancora una volta i governi tecnici si dimostrano solo governi di supplenza a forze politiche che non hanno il coraggio di mettere la faccia su misure impopolari, ma hanno la forza per imporne i contenuti.
Inutile aspettarsi dai tecnici atti che la politica non vuole. L’unica possibilità sarebbe attraverso una ingerenza estera ma, al di là della opportunità, non se ne vede nè l’intenzione nè la fattibilità.
Se i settori sociali non hanno la coscienza e la forza per portare il focus e la lotta su alcuni temi direi che è inutile aspettarsi che altri lo facciano al loro posto.
Arriviamo così alla seconda considerazione: realizzare l’agenda contenuta nel manifesto di Verso Nord richiede che il movimento si strutturi per rappresentare le parti della società delle regioni del Nord oggi orfane nella loro rivendicazione di libertà e autonomia.
Piccoli imprenditori, artigiani, lavoratori del settore privato, risparmiatori sono oggi alla mercè di questo stato e i partiti attuali si sono dimostrati (ultima la lega) incapaci di identificarne e rappresentarne efficacemente gli interessi, tanto meno a fornire strumenti ed elite per svilupparne una coscienza “di classe”.
In questi anni si è sviluppato il mito dei partiti a vocazione interclassista, ma nelle dinamiche esangui degli stessi l’interclassismo si riduceva in una piatta accettazione di fatto allo status-quo. Uso parole forti, ma Verso Nord, se vuole vedere realizzato il proprio manifesto e se vuole oggi avere un senso politico, deve muoversi per costituire quello che una volta veniva chiamato partito di classe.
Uso un termine forte e demodè, partito di classe, ma questo serve ora per guidare una modernizzazione del Paese, come servono modelli di lettura e analisi della realtà. In breve, serve un partito con idee e riferimenti sociali forti, non certo le caricature di partito - tutto “leader” e pubblicità - che gli ultimi 20 anni ci hanno propinato.
Ultima considerazione. In questi ultimi vent’anni ci siamo illusi che bastassero una riforma elettorale per diventare come gli inglesi ed una moneta per diventare come i tedeschi, mentre nella realtà era la vecchia italietta capace di rimanere unita solo grazie all’uso clientelare e corruttivo dell’erario pubblico.
Oggi qualcuno pensa che basti cambiare il cast per salvare il proprio film e tirare avanti qualche altro anno in attesa del prossimo cambio di attori.
Se vogliamo si cambi il copione dobbiamo esserne capaci, e questo passa per un partito che sappia organizzare, con lungimiranza e visione, gli interessi di chi vuol passare ad un film finalmente europeo, moderno, aperto, un film che sappia guardare le civiltà “Verso Nord”.
E’ osare troppo?
Forse, ma l’alternativa è la mediocrità infinita della solita italietta.
Ma oggi, grazie al vincolo euro, le vecchie e facili politiche basate su inflazione e svalutazione non sono praticabili e si sta sviluppando una coscienza diffusa del parassitismo burocratico dello Stato sul corpo vivo della società. Proprio questa coscienza che si va ampliando e che dovremmo aiutare a svilupparsi è la condizione che rende possibile parlare anche da noi, con un certo ottimismo, di una finalmente possibile rivoluzione liberale.
Nel periodo in cui i soldi pubblici facili garantivano un ampio consenso era difficile che si diffondesse una consapevolezza sull’entità del parassitismo pubblico (di cui la componente politica è solo una frazione) in Italia. Oggi la consapevolezza è più ampia.

Sono quindi convinto che non solo sia necessario oggi al Nord un partito che ne rappresenti le componenti sociali più vive, aperte, dinamiche, e che sappia articolarne politicamente, nel segno di un moderno liberalismo, la voglia (e la necessità) di libertà e di autonomia.. sono convinto che oggi, qui al Nord, un partito politico - seriamente e modernamente liberale, liberista, libertario e autonomista - sia finalmente possibile.

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